Jobs Act, il governo vara la riforma del lavoro. Renzi: “Rottamiamo l’articolo 18 e i co.co.co”
Ok al contratto a tutele ai crescenti. Il premier: giorno atteso da anni, guerra a precariato. Restano i licenziamenti collettivi. Ma il contratto a progetto possibili anche dopo il 2016

ANSA
Da sinistra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il premier Matteo Renzi e il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, Roma, 20 febbraio 2015
Il governo ha varato la riforma del lavoro. «Oggi è un giorno atteso da molti anni per una parte degli italiani, ma soprattutto atteso da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato», ha detto il premier Matteo Renzi annunciando le misure approvate nel Consiglio dei ministri. Le novità su catasto, fatturazione elettronica e fisco internazionale, con le discusse misure sulla delega fiscale, saranno invece esaminate al prossimo vertice. «La motivazione è quella che abbiamo detto - ha ribadito Renzi - ossia l’assenza del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, impegnatonell’Eurogruppo sulla Grecia». E ha precisato: «Non è una scusa».
Ok al contratto a tutele crescenti
Arriva il via libera definitivo al nuovo contratto a tutele crescenti, che scatterà dal primo marzo 2015. Il governo ha «tolto gli alibi» a chi dice che «assumere in Italia non è conveniente» ha spiegato il premier. «Abbiamo ridotto le tasse - ha detto - e tolto incertezze. Il lavoro presenta più flessibilità in entrata e più tutele in uscita».
L’annuncio via Twitter
Delle nuove norme sul lavoro Renzi aveva scritto di prima mattina in un tweet: «Oggi è il giorno atteso da anni. Il Jobs Act rottama i co.co.co e i co.co.pro vari e scrosta le rendite di posizione dei soliti noti. #lavoltabuona».
Poi la conferma del pomeriggio: «Noi rottamiamo un certo modello di diritto del lavoro e l’art. 18, i cococo ed i cocopro». E l’annuncio: «Circa 200mila nostri connazionali nella ridefinizione del lavoro parasubordinato nei prossimi mesi passeranno da co.co.co e co.co.pro a lavori a tempo indeterminato».
Misure in vigore dal 2016
In realtà, da quanto si apprende, l’abolizione dei contratti di collaborazione a progetto dovrebbe entrare in vigore dal 2016. Così come la tipologia dell’associazione in partecipazione. Per quest’anno - stando alle indiscrezioni - sarà ancora possibile stipulare questi contratti mentre anche dopo il 2016 sarà possibile stipulare co.co.pro. con accordi sindacali.
Poletti: «Part time per gravi patologie»
«In caso di gravi patologia, in aggiunta a quelle oncologiche già previste, si potrà trasformare il lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale. Basta quindi con “o stai a lavorare o vai a casa”», ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Estensione del congedo parentale fino a 6 anni
Il congedo parentale facoltativo pagato il 30% dello stipendio potrà essere fruito fino a sei anni di vita del bambino (ora lo è fino a tre). Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Il congedo parentale non pagato potrà essere utilizzato dai sei anni fino a 12 anni di vita del bambino.
Licenziamenti collettivi e demansionamento
Le norme sui licenziamenti collettivi non cambiano rispetto a quelle approvate dal Consiglio dei ministri che ha dato il primo via libera al decreto legislativo sul contratto a tutele crescenti. Il decreto ha detto, però, Renzi: «parla poco di licenziamenti collettivi e molto di assunzioni collettive. Penso Italia stia ripartendo. Davvero questa è la volta buona».
Cisl: «Grave errore mantenere i licenziamenti collettivi»
«Il mantenimento delle norme sui licenziamenti collettivi è un grave errore del governo», dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni. «È un segno di arroganza e di scarsa attenzione nei confronti di coloro che conoscono e rappresentano il mondo del lavoro».
Camusso: «Non è la risposta»
«L’unico risultato sarà quello di aver liberalizzato i licenziamenti, di aver deciso che il rapporto di lavoro invece di essere stabilizzato sia frutto di una monetizzazione crescente», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Che, prima di partecipare a un convegno nel Pordenonese, ha aggiunto: «Non credo quindi che questa sia la risposta che si aspetta un Paese che continua ad avere una disoccupazione altissima e che non ha prospettive per i giovani».