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giovedì 1 giugno 2017

Inflazione in ripresa ma la crescita dei salari delude. QE necessario


La prospettiva economica della zona euro sta migliorando ma serve una maggiore produttività, quindi il QE è ancora necessario.

Molto probabilmente non ci saranno grandi sorprese alla prossima riunione della BCE prevista per il giorno 8 Giugno (la quarta del 2017).


Questa settimana il banchiere della BCE, Mario Draghi, nel discorso introduttivo all’audizione al Comitato Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo ha fatto capire che anche se la prospettiva economica della zona euro sta migliorando serve ancora una maggiore produttività e quindi nuove riforme strutturali da parte dei paesi membri.


Non ci sarà, quindi, nessuna modifica relativa alla politica monetaria espansiva della BCE e si continuerà con il QE.


Sempre il banchiere ha fatto notare che servirà un gran supporto alla politica monetaria per poter riassorbire l’attuale livello di risorse non utilizzato.


Tutto ciò serve per risolvere ogni equivoco sulle future scelte da parte della BCE in merito alla politica monetaria, dato che alcuni analisti cominciavano a interrogarsi sulla possibilità di un anticipo della fine del QE(e inizio del Tapering) già a settembre 2017.


Parlando di Inflazione, sempre il presidente, ha dichiarato che è “al di sotto, ma vicina al 2%”, mentre quello che delude maggiormente è la crescita dei salari.


Pertanto si ha bisogno ancora di condizioni economiche molto accomodanti che solo una politica “abbastanza” espansiva può fornire. Sempre in merito all’inflazione, Draghi ha fatto notare che un ritorno a livelli normali(obiettivo della BCE) aumenterà il costo del debito dei paesi membri, penalizzando quelli con un debito maggiore.


Quest’effetto lo si può facilmente comprendere dato che un aumento del costo del denaro porterà all’aumento dei rendimenti delle titoli di stato.


Draghi ha affrontato anche il problema del debito greco dicendo che la BCE farà delle valutazioni “completamente indipendenti” è dovrà dimostrare che tale debito è sostenibile anche in uno scenario avverso.


Solo dopò ciò il debito greco e quello corporate potrebbero entrare nel programma di acquisto titoli.


Per quanto riguarda il rischio di elezioni anticipate in Italia, Draghi ha detto di non aver grandi commenti.


La situazione sui cambi, si sa, è a favore dell’euro già dall’ultimo evento politico di rilievo che ha visto il candidato Macron diventare il nuovo presidente della Francia.


Da allora la moneta unica si è apprezzata di circa il 5% rispetto al dollaro, il 7% rispetto allo yen e circa il 3% rispetto alla sterlina.


Mentre sui mercati c’e’ da riportare una nota degli analisti di Capital Economics che credono che il mercato stia prezzando un “tapering” già nei primi 6 mesi del prossimo anno. Questi credono inoltre che non ci sarà un primo rialzo dei tassi nella seconda metà del 2018 , cosa invece possibile nella prima metà del 2019.


Francesco Silvestri

Vincitore traders’ cup 2016 categoria forex



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